Cedimenti delle fondazioni e cedimento di pavimentazioni, perché?
Clima e terremoti favoriscono i cedimenti delle fondazioni
Fessure sulle pareti e crepe sui pavimenti, crepe sulle strutture dei solai, lesioni nei muri in corrispondenza del cambio di materiali. Indizi inequivocabili del cedimento delle fondazioni, conseguenza diretta dello smottamento del terreno nel quale affondano le proprie radici le fondamenta stesse. L’angoscia cresce e una domanda sorge spontanea. Perché? Come mai anche edifici un tempo giudicati stabili cominciano oggi a manifestare fastidiosi problemi di cedimenti delle fondazioni e cedimento di pavimentazioni? Le cause – o quantomeno la maggioranza di esse – vanno individuate in una variabile di fronte alla quale l’uomo è purtroppo impotente. Il clima.
Già, la cronistoria recente ci ha ormai abituati a lunghi periodi piovosi, alternati in modo brusco a cicli sempre più siccitosi. Un’altalena letale, anche per le costruzioni più virtuose. Ma come possono i cambiamenti climatici influenzare in modo determinante la stabilità di un edificio? In realtà, le ragioni sono semplici e vanno ricercate in buona sostanza nella natura del terreno.
La maggiore irruenza dei fenomeni atmosferici si riflette infatti sul processo in base al quale volumi sempre maggiori di terreno appartenenti alla “coltre attiva”, ovvero a quello strato superficiale che normalmente non interferisce con le fondazioni, estendono la propria sensibilità fino a profondità di 5-6 metri dal piano di campagna. In altre parole, gli edifici assistono passivi a un progressivo incremento delle variazioni volumetriche dei terreni adiacenti alla superficie. Con inevitabili reazioni a catena sui meccanismi che governano la stabilità del suolo e, di conseguenza, l’equilibrio stesso della costruzione sovrastante fino al successivo cedimento delle fondazioni.
Per comprendere ancora meglio, facciamo un passo indietro alla composizione fisica del suolo. Qualsiasi terreno appartiene all’ordine dei mezzi “multi-fase”: fase “liquida”, fase “solida” e “gassosa”. In particolare, la fase solida è fortemente condizionata dalla presenza di acqua e vuoti, oltre che dalle loro mutazioni nel tempo. Una volta a contatto con grandi quantità d’acqua, i terreni e le argille si rigonfiano come una spugna e aumentano il proprio volume, generando il cosiddetto “effetto imbibizione”. Al subentrare delle stagioni calde, maggiormente con la siccità, al contrario i volumi si contraggono, dando origine al fenomeno di essiccamento.
Proprio un comportamento ciclico di questo tipo interferisce con il delicato equilibrio della fondazione, e a stretto giro di posta interessa il costruito fuori terra. Quando lo stress raggiunge il limite, l’edificio dapprima si deforma, poi collassa presentando cedimenti differenziali che danno origine a fessure nei muri e crepe nei pavimenti. Il fenomeno si riconosce con il cedimento delle fondazioni e può essere risolto partendo da un adeguato consolidamento dei terreni sottostanti.